martedì 25 settembre 2012

Colori e condivisione

Credo sappiate tutti che vengo da Milano e che lì sono nato e ho abitato fino al 2005.
So anche che i milanesi, qui, sono considerati come quelli che pretendono di sapere tutto. Non per niente ci chiamano "bauscia"!
Quindi leggete questo post con indulgenza. Racconto qualcosa di personale, senza la presunzione di voler insegnare nulla. E' solo un esempio: può essere preso a riferimento e adattato, o può essere scartato, come è nella libertà di tutti.
Allora. Per circa vent'anni ho abitato in un complesso di palazzi costruiti da differenti cooperative alla periferia di Milano. Se qualcuno conosce la zona, vicino al Cimitero Maggiore. Erano (e sono) una decina di palazzi di 8/10 piani, disposti più o meno ad anfiteatro intorno ad uno spazio verde centrale, grande più o meno tre volte il Parco S. Michele. I palazzi erano tutti dello stesso stile, salvo alcune minime differenze fra uno e l'altro, e tutti esternamente con la stessa tinteggiatura. In totale, ci abitavano circa 600 famiglie, per un totale di quasi 2000 persone. In pratica, un paese, con tutti i pregi e i difetti di un paese: solidarietà abbastanza diffusa, ma anche screzi e ripicche.
Proprio alla fine della mia permanenza lì, è arrivato il momento di rinfrescare la tinteggiatura dei palazzi, sia dentro che fuori.
I rappresentanti delle diverse cooperative si sono riuniti, hanno fatto i conti e scelto le imprese che avrebbero dovuto fare i lavori e poi c'è stato il grossissimo problema di scegliere i colori: "si rifà il colore originale!" "no! è troppo scuro/chiaro!" "cambiamo completamente colore!" "dobbiamo uniformarci ai colori dominanti di Milano!" "meglio i colori dominanti del quartiere!".
Alla fine, i colori che riscuotevano maggiori approvazione (fra gli amministratori!) erano tre. Non importa assolutamente che colori fossero: erano tre, e per giunta molto simili fra loro. Non erano neanche tre colori differenti, ma tre tonalità di una stessa tinta. Quale scegliere fra le tre?
E' stato dato incarico all'impresa di tinteggiare tre riquadri di circa un metro quadro ciascuno, ognuno con una delle tre tonalità, uno a fianco all'altro. Sotto ad ogni riquadro un bel foglio di carta, sul quale chi voleva apponeva la propria firma, indicando così la sua preferenza.
Alla fine, è stata scelta la tonalità che ha ricevuto i maggiori consensi.
In quanti hanno espresso il loro parere? Una scarsissima minoranza, forse 200 persone su quasi 2000.
Ma non ci sono state lamentele, almeno non pubbliche: chi non ha firmato aveva perso il diritto di lamentarsi; fra quelli che hanno firmato, ha prevalso la maggioranza e gli altri si sono adeguati. Nessuno ha potuto criticare gli amministratori delle cooperative: la decisione finale non era stata loro.
A nessuno è venuto in mente che la scelta era stata fatta su tre tonalità e non su colori differenti e che quindi la decisione più importante era stata effettivamente fatta dagli amministratori.
Ma la condivisione della scelta finale è stata preponderante sul gusto personale.

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