L’ultimo post è del 23 febbraio scorso, 15 giorni fa.
Nel frattempo è successo qualche fatterello: le elezioni politiche, anticamera delle prossime; l’irruzione dell’Uomo Mascherato in parlamento (per interposti deputati e senatori); la fine di un papato e la preparazione del prossimo; un’altra condanna per Berlusconi.
Il mondo sta cambiando davvero?
E qui, in questo piccolo angolo all’estremo della provincia di Pavia, il mondo cambia?
Un pochino, forse.
Il 17 maggio 2012 è stato creato su Facebook il Gruppo “Candia Lomellina News”: grazie! A Igor e Rita.
Il 7 luglio 2012 è stato creato il Gruppo “Amministrazione Comunale”: grazie! A Stefano.
Il 13 luglio 2012 è nato questo blog.
Il 14 febbraio 2013 è stato creato il Gruppo “I Candiesi Dicono”: grazie! A Davide.
Gli “amici” che frequentano i Gruppi si contano a centinaia, altri pubblicano post, immagini e commenti, sempre su FB, e molti li leggono e a loro volta commentano.
Sul blog gli “amici” sono solo 15, ma anche qui i lettori superano, a volte, il centinaio.
Allora c’è voglia di partecipazione e condivisione?
Personalmente, non riesco a dare una risposta completamente affermativa.
Perché quelli che partecipano attivamente su tutti questi mezzi di comunicazione sono sempre gli stessi. Forse sono quelli a cui interessa maggiormente occuparsi di ciò che accade nel paese. Forse sono quelli che non provano alcun imbarazzo nell’esprimersi pubblicamente. Forse sono quelli che si aspettano qualcosa di più dal paese. Forse bisognerebbe tenerli d’occhio come risorsa per il paese.
Ma gli altri?
Qualcuno mi ha fatto notare la prolungata assenza di post su questo blog (ben 15 giorni!). Ma io non mi ritengo l’unica persona in grado di sollevare curiosità, perplessità, interessi o problemi. E, a volte, tentativi di risposta.
Io butto sul tappeto quello che la mia fantasia mi suggerisce. Ma a volte mi chiedo: Possibile che certe curiosità vengano soltanto a me? Possibile che non ve ne siano altre, e che nessuno le esprima?
Tempo fa ho affrontato un argomento che pensavo potesse interessare a tutti: la trasparenza. Trasparenza vuol dire che ciò che è di interesse comune deve essere a conoscenza di tutti. Perché non si possa dire che le cose vengono fatte di nascosto. Perché tutti possano valutarle, condividerle o, perché no, criticarle. Perché, magari, possano essere avanzate soluzioni alternative e (forse) migliori.
Ma la partecipazione è stata piuttosto limitata e, anzi, qualcuno mi ha detto chiaramente che avrei dovuto occuparmi di cose “più concrete”. Mi sto ancora chiedendo che cosa c’è di più concreto rispetto a sapere come vengono utilizzati i nostri soldi.
A maggior ragione quando si scopre che il 25% degli italiani (solo il 14% a Candia) ha votato un movimento che (a parole) fa della trasparenza uno dei suoi cavalli di battaglia.
E non è che gli altri partiti che si sono presentati alle elezioni siano rimasti indietro! La promessa di far diventare “case di vetro” i palazzi del potere era sulla bocca di tutti. La curiosità di sapere se i nostri politici utilizzavano i soldi (tanti) a loro disposizione per un doveroso aggiornamento professionale (a favore di tutti noi) o per fare merenda era, se non sbaglio, una curiosità di tutti noi. E, ancora, cosa c’è di più concreto di un bicchiere di Nutella? Entrato nelle tasche di uno grazie ai soldi di tutti?
Allora forse bisogna tornare a capire cosa vuol dire “politica”.
La vecchia definizione era: “amministrazione della “polis” (città) alla quale tutti i cittadini partecipano per il bene dell’intera comunità”.
Oggi qualcuno invece urla: “possibilità di perseguire il proprio arricchimento, a discapito dell’intera comunità”.
Ed è ovvio che questa seconda definizione non può prevedere la partecipazione di “tutti i cittadini” (non c'è trippa per tutti!) e quindi non può prevedere la trasparenza. Non può prevedere di condividere pubblicamente le proprie decisioni e le proprie scelte.
Ma se torniamo alla prima definizione, che ritengo (e spero) quella preferita da tutti, occorre la partecipazione di tutti, anche in modo molto limitato: chiedere, anzi pretendere, la totale trasparenza per ogni decisione.
Che, secondo me, non vuol dire che ogni decisione deve essere presa dopo un’assemblea collettiva. Come propugna lo stesso movimento di prima (sempre a parole). Ma vuol dire (secondo il mio personale parere) che devo essere messo nella condizione di valutare se le decisioni prese sono corrette e sono le migliori possibili all’interno di determinate condizioni. E poi, ovviamente, poter decidere se confermare o meno la fiducia ai rappresentanti che mi sono scelto.
Perché una grossa parte del problema è tutto qui: i nostri rappresentanti politici sono lì perché, in un modo o nell’altro, ce li abbiamo messi noi. O, almeno, la maggioranza di noi, volta per volta.
Ma, alla fine, cosa diavolo voglio con questo post?
Un aiuto! Buttate sul tappeto problemi e desideri. Magari, tutti insieme, potremmo ipotizzare qualche soluzione e vedere quali potrebbero essere realizzate e perché non lo si fa. A volte, infatti, anche le soluzioni migliori sono irrealizzabili.
Da parte mia, anche se non riscuote molto successo, continuerò la mia analisi sulla trasparenza. Argomento che non è nuovo. E’ presente nel nostro ordinamento pubblico da una fila d’anni. Questa nostra benedetta (maledetta) casta politica ha fatto delle leggi sulla trasparenza e, negli anni, ne ha imposta sempre di più. Spesso soltanto su pressione degli elettori. Che poi, però, si dimenticano di chiederne il rispetto.
La trasparenza parola caduta in disuso poichè il genere politico ha disimparato a fare politica per il bene comune, ma generalmente lo fa per il proprio bene o il bene di pochi. Anche nel nostro piccolo quando si chiede qualcosa a qualche amministratore ( e io ne so qualcosa) è come se chiedessi di rivelarmi quanti soldi ha in banca. ma accipicchia io che ti ho votato ho il diritto di sapere cosa fai della cosa pubblica, o di cosa NON FAI (ultimamente va di più la seconda versione) come pensi di tirare a campare con i chiari di luna che ci sono, ect. ect.Ma spesso le risposte sono molto evasivive o sembra che tu chieda per poi trovare da dire sull'operato. Purtroppo fare politica nel vero senso della parola è diventato davvero dura perchè i pregiudizi, i sospetti rendono tutto molto più complicato di quello che dovrebbe essere in realtà un servizio reso al popolo che ti ha dato la sua fiducia.
RispondiEliminaApprezzo molto gli spunti che offri a noi tutti e l'opportunità magari di soffermarci su tematiche mai prese in considerazione: non smettere di essere da stimolo a questo paese di Zombi. Rosella
Secondo le leggi attualmente in vigore (e la prima è datata 1990!), tutte le amministrazioni pubbliche, di ogni ordine e grado, devono pubblicare qualsiasi minima informazione relativa all'amministrazione stessa. C'è chi lo fa, chi lo fa in parte e chi non lo fa per niente. Ma tocca a noi chiedere che tutti lo facciano, e in modo completo. Perchè vale sempre il principio di fondo. Qualsiasi amministrazione pubblica deriva da una scelta elettorale, attraverso la quale la maggioranza degli elettori delega la gestione della Cosa Pubblica a determinate persone, che si impegnano ad amministrarla nell'INTERESSE DI TUTTI. E questo comporta che DEVONO rendersi disponibili a qualsiasi forma di controllo. Perchè NON ESISTE DELEGA SENZA CONTROLLO.
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